Una nuova casa editrice, un editore che muove i primi passi è sempre una grande scommessa. Tra tutte le attività è quella che oggi pone più interrogativi e tra tutti questi uno pare sia fondamentale: perché?
Forse è la risposta più sincera quella più vicina alla verità: perché c’è sempre bisogno di dare voce alle proprie vocazioni, che si tratti di un editore (di colui cioè che trasforma un’idea in un oggetto), o di un autore o, ancor di più, di un lettore, per poter dire con certezza che non viviamo come bruti, perché “creare” un libro è in ogni caso uno stupendo atto d’amore e di fiducia verso gli altri e noi stessi.
La nostra casa editrice ha fissato alcuni cardini irrinunciabili: fare cose belle e interessanti, curare i contenuti e l’aspetto grafico dei propri libri, coltivare un rapporto diretto e amicale con i lettori e con gli autori e, non è da tralasciare, testimoniare la ricchezza del milieu umano, culturale e sociale in cui opera.
Diceva Lev Nikolaevič Tolstoj: «Se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio».
Questo principio è il concetto che affermiamo fin dalla scelta del nostro logo, una porzione di muretto a secco (tipico degli Iblei) stilizzato che ricorda le pagine di un libro.
ULTIMA PUBBLICAZIONE

VINCENZO LA MONICA
PALLA A DUE
Palla a due
«La palla a due è l’unico momento autenticamente cavalleresco di una partita di basket. Una fulminea festa d’armi in cui due avversari si attengono rigidamente al codice d’onore di saltare più in alto possibile per impossessarsi della palla e indirizzarla a un compagno». Ecco come l’autore di questo romanzo ne spiega il titolo, e il suo sottofondo morale, a chi non sa di pallacanestro, quello sport che, proprio quando l’autore lo praticava, anche in Italia si cominciava a chiamare solo basket perché era iniziata l’americanizzazione al risparmio della lingua italiana.
In questo romanzo, invece, tutto il contrario: per nostra fortuna Vincenzo La Monica ha letto tanti libri quanti giorni ha vissuto e la sua lingua è gagliardamente letteraria, non ci risparmia aggettivi lussureggianti quanto un gancio-cielo di Jabbar e scarti del pensiero imprevedibili come una finta di corpo di Magic Johnson.
La Monica ci guida per una stagione cestistica lunga come un quinto anno di liceo. Decisivi, la prima e il secondo, per il futuro di un personaggio che sperimenta infine un plurimo e spaesante senso di mancanza, non raro lungo il crinale tra adolescenza e maturità: per un giovane dallo sguardo limpido, per una squadra di pallacanestro, per le speranze di una città del Far Sud.
[Giuseppe Traina]